Se siete amici, avete la certezza della reciproca presenza, anche se non vi vedete da tempo. Non ci sono giochi di potere né scopi utilitaristici: solo il desiderio reciproco che le cose vadano bene. Non c’è sfruttamento, ma disponibilità. Non c’è invidia, ma solidarietà, sempre. Non c’è gerarchia. Non c’è tradimento, mai. Se a un amico scappa una frase cattiva o se ci tradisce in qualche modo, l’amicizia è finita. Ciò che si può accettare nell’amore, non lo si accetta nell’amicizia. Amicizia è un bene prezioso da coltivare, un sentimento quieto, sereno, limpido, stabile, di fiducia e confidenza, privo di timore. Può nascere condividendo esperienze importanti e/o prolungate, come i tempi di scuola, le guerre, i ricoveri in ospedale. Le esperienze comuni possono sostituire anche le affinità psicologiche e aiutare a non dare importanza a differenze culturali o caratteriali. Può nascere anche per affinità, interessi, ideali comuni. Le amicizie si mettono alla prova nei momenti importanti, sia di successo sia di difficoltà, in cui, anche se non se ne ha la voglia, il senso di responsabilità spinge ad essere concretamente vicini. Come ogni sentimento infatti anche l’amicizia diventa talora senso del dovere. Riconosciamo l’amicizia dai fatti; la vita la mette alla prova. Pochissimi sono gli amici e per averne bisogna saper essere tali. E occorre saper distinguere l’amicizia dalle conoscenze, che sono e possono essere tante e che costituiscono il tessuto sociale: ma non la tranquillità del cuore. Amicizia viene dal latino amicitia, derivato da amicus, a sua volta collegato con amare.
Questo è il mio articolo: http://thecandelabra.blogspot.it/2016/07/stephanie-siamo-arrivati-cinque-grazie.html
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