Gary Paul Nabhan ha elaborato, di recente, la teoria della filiera corta, concetto che si è esteso favorevolmente anche nella nostra Penisola. La filiera corta è un concetto pratico: con essa si mira a consumare alimenti provenienti dal territorio intorno a quello che noi viviamo. Sempre più spesso finiamo per acquistare frutta e verdura proveniente dai luoghi più lontani, e ciò comporta una dilatazione del tempo che intercorre tra la raccolta e l'effettivo consumo del prodotto. I Paesi da cui noi acquistiamo sono principalmente quelli sudamericani e africani. E questo accresce sicuramente il prezzo degli alimenti. Tra l’altro, non è possibile nemmeno, oggettivamente, garantire la genuinità e le proprietà organolettiche della frutta e della verdura. Il cibo a chilometro zero, invece, salta l'anello della grande distribuzione e favorisce un rapporto diretto tra produttore e consumatore, determinando la diminuzione dei prezzi e accrescendo la qualità del prodotto. Un aspetto bello e sano è che in questo modo possiamo riscoprire il legame con la terra, scegliendo sempre la frutta e la verdura di stagione prodotta nel nostro Paese. L’idea di filiera corta, quindi, ha in sé diversi aspetti positivi: la freschezza del prodotto, l'assenza di costi aggiuntivi legati al trasporto e la tipicità degli alimenti legati al territorio in cui si vive. E a noi consumatori arriva un prodotto genuino, né troppo acerbo né troppo maturo, le cui qualità organolettiche non sono intaccate.
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