L’empatia (dal greco én “dentro” e un derivato di páthos “sentimento”) è la capacità di sentire immediatamente lo stato d’animo di altri, sperimentandolo come proprio, indipendentemente da simpatie o antipatie. L’empatia si sviluppa dalla nascita, nella relazione del neonato con l’adulto, prima che compaia il linguaggio: esistono sistemi neuronali – i neuroni specchio – che si attivano riflettendo le emozioni degli altri. Va però educata; un ambiente anaffettivo, poche relazioni emotive, l’isolamento del bambino piccolo, l’eccessiva esposizione al virtuale, possono bloccare lo sviluppo dell’empatia, con conseguenze gravi dal punto di vista affettivo e dei rapporti sociali. È chiaro che una persona empatica faticherà a far soffrire, sarà portata ad aiutare, comunicherà facilmente. Mantenere viva da adulti la capacità empatica richiede quindi una personalità ben strutturata e una buona confidenza con le proprie emozioni; non bisogna infatti perdersi nelle emozioni altrui, pur sentendole. È un elemento fondamentale in tutte le professioni di servizio (insegnamento, medicina) e nelle posizioni di comando, oltre che nelle relazioni affettive e quotidiane. L’empatia stabilisce un contatto immediato e profondo che nessuna parola può realizzare; le relazioni virtuali, dai messaggi ai social network, la escludono e le comunicazioni telefoniche la riducono moltissimo. Questa è una delle ragioni per cui tali rapporti sono poco reali e verificabili e inducono a un’affettività apparente, priva di sostanza reale.
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